Un anno, un bollettino: 1990

Un anno, un bollettino: 19902019-04-03T22:41:13+02:00

Gli studenti “sono il Barbarigo”, scrive il rettore don Francesco Cesaro, anche se “talvolta alcuni arrivano plagiati da altri ambienti. Voglio dire che portano in Istituto stile, linguaggio e tratto di stadio, pizzeria, discoteca. Tutto ciò non può coesistere con il clima di silenzio interiore ed esteriore tipico della vita di studio”. Ma niente paura, l’Istituto riuscirà a raddrizzarli e a indirizzarli, almeno secondo il rettore.

Nel 1990 vengono pubblicati due bollettini, uno a maggio e uno a dicembre, il primo di ben 56 pagine, mentre il secondo ne ha 28. C’è da commemorare il 70° anniversario del Barbarigo, avvenuto l’anno prima, che coincide anche con il ventesimo della morte di monsignor Antonio Zannoni e il decimo di quella del professor Nello Beghin. Il primo fascicolo ospita quindi una serie di interventi celebrativi e storici: quelli su Zannoni e Beghin sono opera del prof. Federico Talami, mentre l’omaggio a mons. Mortin è dell’on. Settimo Gottardo, ex allievo del Barbarigo e sindaco di Padova dal 1982 al 1987, poi deputato per due legislature. Il quale non rinuncia a raccontare un ricordo: “Una volta, infuriato per il voto riportato nel tema d’italiano, vado a contestarlo al prof. Talami. Esprimo il caso con molta irruenza, mi guarda male e si riprende il tema. Il giorno dopo, lo riporta con una votazione di mezzo punto superiore, e davanti a tutta la classe, esclama: ‘Prenda, il voto è corretto, ma Iei resta un maleducato’”.

L’anno scolastico 1988-89 porta anche con sé il ricordo della morte del vescovo Filippo Franceschi, deceduto il 30 dicembre 1988, e dell’arrivo dell’arcivescovo Antonio Mattiazzo, che fa il suo ingresso a Padova il 17 settembre 1989. Si guarda anche al futuro: il 21 ottobre 1989 viene consacrato diacono l’ex allievo dell’Istituto Tecnico Commerciale Gabriele Pipinato, poi a lungo missionario in Kenya e oggi vicario episcopale per le risorse, mentre si attende l’ordinazione a diacono di un altro ex allievo del Liceo Scientifico: il medico cardiologo Dante Carraro, oggi direttore di Medici con l’Africa Cuamm.

Associazionismo: l’Agesc di istituto organizza la prima edizione del ‘Premio d’autunno’ (3 dicembre 1989), un concorso artistico a cui partecipano più di 100 concorrenti con 300 opere nelle quattro sezioni di pittura, scultura, fotografia e grafica, che vengono esposte nel chiostro dell’istituto. La giuria composta da esperti critici d’arte è presieduta da mons. Bellinati. C’è anche l’associazione ‘Borse di Studio Barbarigo per La libertà della Scuola’, che dalla sua costituzione raccoglie circa 75 milioni di lire e ha erogato nove borse di studio, di cui sette allora in vita.

Il 4 maggio 1990 l’istituto ospita lo scrittore Mario Rigoni Stern, che si intrattiene con i ragazzi delle classi terze della scuola media e di alcune dei bienni superiori in un dibattito durato più di due ore “circa l’inutilità della guerra, i rapporti tra i popoli, il valore della cultura e l’ecologia. L’incontro, preparato pure in vista di un coronamento del programma di storia di terza media, è stato salutato con particolare plauso dai ragazzi stessi i quali, dopo l’intervento dello Scrittore, lo hanno letteralmente bombardato di domande, soprattutto sulla sua esperienza di soldato sul fronte russo ed albanese”. Intanto il prof. Danesin introduce al Barbarigo un sismografo, acquistato con una colletta dagli alunni del Liceo Scientifico. Dal 15 giugno fino a dicembre 1990, si riferisce, ha rilevato più di 30 sismi in Iran, nelle Filippine, Cina, India…

Infine la musica, che al Barbarigo non può proprio mancare. E a scriverne è proprio don Floriano Riondato in articoli pieni di amore e di humor, come quando scrive della banda delle Medie: “La banda è gioia, è festa. La banda suona a Natale per Gesù Bambino portato sul trono con religioso spavento da una Madonna scelta dopo estenuanti ricerche… La banda è una croce di sofferenza per gli orecchi ben istruiti degli adulti, la banda è una croce al merito per chi l’istruisce. La banda è l’orgoglio di chi possiede ancora l’anima di un fanciullo e la vuole contrassegno caratteristico della nostra scuola media. La nostra banda vuole essere un ostinato gesto di ribellione alla follia collettiva dei ragazzi della discoteca. La banda finora ha resistito, qualcuno la farà durare?”.

Un insuccesso della Banda ‘Barbarigo’
Un racconto di don Floriano Riondato

Centro Turistico Sociale Dolomiti Pio X di Borca di Cadore. Lunedì 26 febbraio 1990: breve vacanza a Borca per il ponte di Carnevale. Prati rinsecchiti, boschi piagati dalla moria degli abeti , il Boite quasi asciutto, non una buca piena di neve.

Finalmente ecco il “Dolomiti Pio X”, abbellito dalla fantasia di una trentina di musicisti del Barbarigo, che avrebbero dovuto esibirsi davanti a valligiani, a turisti e ai clienti del Centro Sociale.

L’auditorium è dignitoso e assai bello il palco.

Prima di cena si provano i brani di maggior impegno, ma il direttore del complesso, non vedendo la necessaria concentrazione, è in ansia e confida nel miracolo, che suole avverarsi con la presenza del pubblico, il quale mette soggezione, ma anche voglia di figurare bene.

Dopo cena, in palco tutti sono pronti, ma in sala non c’è nessuno. La presentatrice parla con il solito entusiasmo alle poltrone vuote, pensando che almeno le due classi della settimana bianca di non so che scuola di Cittadella si sarebbero fatte vive. Ma niente.

A concerto iniziato ecco finalmente arrivare il direttore dell’albergo con alcuni dipendenti.

L’avventura è cominciata male, ma si procede, anche se suonare in una sala quasi vuota, rischia di diventare una beffa.

La telecamera riprende le facce belle dei musicisti, ma anche il gracchiare delle trombe… I ‘arroganza dei sassofoni e le incertezze del coro. Avrà successo almeno la cantante? …ma ahimé, gli strumenti non sembrano ben accordati e diventano insignificanti perfino le note della ‘Lambada’.

Qualche minuto prima della fine rimangono in sala soltanto l’operatore della telecamera e il tecnico degli strumenti.

Don Floriano si sveglia come da un sogno di incubo e dà un ordine: “È tardi, tutti a letto”. Ma a mezzanotte, invece del silenzio nelle stanze, inizia il complotto.

Chi ha portalo le carte da gioco, chi qualche bottiglia e comincia la veglia. Nessuno dorme sino alle sei del mattino.

Dopo la colazione si corre allo stadio del ghiaccio di Cortina e nel pomeriggio, tutti a Padova.

Per l’organizzatore è stata un’esperienza dura, ma non certo per i ragazzi, i quali chiedono insistentemente che l’avventura si ripeta.

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