Un anno, un bollettino: 1984

Un anno, un bollettino: 19842019-04-13T17:37:19+02:00

Siamo nel mezzo degli anni ’80, uno dei periodi di maggior benessere per il nostro Paese, ma al Barbarigo si inizia a sentire aria di crisi. «Abbiamo l’impressione che l’esigenza di un intervento dello Stato a favore della nostra scuola diventi sempre più urgente per la crisi economica, che rende tanto difficile alle famiglie affrontare la spesa necessaria per la retta scolastica», scrive il rettore nel suo editoriale. Dopo anni insomma l’Istituto si trova a fronteggiare un calo delle iscrizioni. Le ragioni sono molteplici: dall’inizio del calo demografico al diverso ruolo della Chiesa in una società che – a partire dalle battaglie per il divorzio e l’aborto – si scopre sempre meno cristiana e sempre più consumista. Sta di fatto che, scrive mons. Mortin, «Sono molte le famiglie che si rammaricano di non poter più soddisfare il desiderio di mandare i figli al Barbarigo, dove è iniziato un ridimensionamento che va tutto a danno dei meno abbienti, anche se in proporzioni ancora ridotte».

Per il resto l’anno scolastico si svolge “con tutta regolarità e con viva soddisfazione per le iniziative che si sono potute realizzare anche fuori delle lezioni scolastiche”. Da segnalare l’entrata in funzione di un elaboratore IBM che, oltreché facilitare il lavoro della segreteria e dell’amministrazione, permette di organizzare corsi di informatica per geometri e per ragionieri, che si chiudono con attestati di merito per i partecipanti, tra cui anche alcuni ex alunni di anni precedenti. Risultati che incoraggiano la proposta di sostituire nel biennio deIl’Itc la stenografia con lo studio dell’informatica, che però in principio verrà rifiutata dal Ministero. Ben quattro concerti sono eseguiti dalla banda musicale della scuola media dove sembra che don Floriano abbia voluto rifarsi del tardato inizio della sua attività per una indisposizione alquanto prolungata.

Infine il Barbarigo esprime tutta la sua riconoscenza ai docenti Viluccio Marchesi, Evelina Bisatti e Nicola Colak, che con l’anno hanno terminano il loro rapporto di lavoro con l’Istituto per raggiunti limiti di età, augurando loro di potersi godere nella serenità per molti anni ancora il meritato riposo, “restando sempre vivi nella nostra memoria e in quella di tanti loro discepoli e nella comune gratitudine, per sempre”.

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