Un anno, un bollettino: 1961

Un anno, un bollettino: 19612019-04-10T22:16:32+02:00

Nel 1961 il bollettino di Istituto riprende la pubblicazione dopo un’interruzione di quattro anni: finalmente anche il Barbarigo, con un anno di ritardo, entra nei favolosi anni ’60, quelli del boom e della dolce vita.

Le notizie non mancano: a pag. 17 si parla del “Movimento studenti”, un gruppo per i ragazzi delle superiori che si trovano insieme al di fuori delle regole proprie dell’ambito scolastico; un antenato insomma del GGB, il Gruppo Giovani Barbarigo nato nel 2013. Il metodo, scrive Francesco Manzoni, è quello del ‘Raggio’, “durante il quale ci si comunica a vicenda quello che si pensa e quelle che sono le proprie esperienze su un determinato problema o argomento precedentemente stabilito: alla fine l’assistente don Piero Lotto, in base a quello che ciascuno ha detto, trae la conclusione dell’incontro”. Diverse sono le attività in cui i ragazzi sono impegnati: dal volontariato assieme alla San Vincenzo all’orientamento per la scelta dell’università.

Un interessante articolo alle pagine 18-19, a firma di Franco Chiereghin (che poi insegnerà filosofia anche all’Università di Padova), è dedicato a quelli che si presentano già come tratti salienti del Barbarigo: la continuità educativa e l’emergere di alcune figure di docenti particolarmente carismatici. “Dinastie di professori” è il titolo: «Quotidianamente… svolge la propria opera educativa in Barbarigo una schiera d’insegnanti già forgiata dal Barbarigo stesso (basti ricordare i nomi di Paolo BragantiniFausto SoranzoFederico TalamiFranco TodeschiniLio Beghin), e, cosa ancora più significativa, all’interno di tale schiera esistono delle vere e propri dinastie di docenti: Nello Beghin, ad esempio, è stato scolaro del prof. Muggia, io sono stato scolaro tanto dell’uno quanto dell’altro e non è detto che la successione dinastica debba fermarsi qui».

«Così poté accadere – continua l’articolo – che un ventiduenne insegnante di filosofia si vedesse ritornare, dopo i quattro anni della parentesi universitaria, in mezzo ai suoi insegnanti d’un tempo come loro collega, preso ancora dal seno di rispetto e di ammirazione profonda, che un tempo nutriva nei loro confronti e che anche oggi non lo abbandona, ma si fa, anzi, ancora più radicato».

Come ogni anno i diplomati si incontrano l’8 dicembre per la festa dell’Immacolata, per il rito dell’imposizione del cappello goliardico da parte del vescovo Bortignon. A dedicare un articolo alla ricorrenza è il fresco maturato Giuseppe Duso: «Col cappello, di qualunque colore esso sia, ce ne andiamo pieni di lusinghiere attese per ciò che ci aspetta, ma un po’ rimpiangendo l’ambiente che tanto ci ha dato e ci ha spesso permesso di svolgere attività e di vivere una vita comunitaria…». Duso, noto anche per l’abilità con gli sci di fondo (fa parte della celebrata squadra d’Istituto degli sport invernali), si farà onore anche all’università, tanto da diventare anche lui professore ordinario di storia della filosofia a Padova.

Tra le notizie dell’ultima pagina si comunica l’arrivo di un nuovo direttore spirituale dell’Istituto, «giovane di anni ma ricco d’un’esperienza acquistata tra i giovani, prima all’Università e nelle file della A.C., poi fatto sacerdote quale Assistente Ecclesiastico nelle organizzazioni della sua Parrocchia di S. Nicolò». Si chiama don Alberto Gonzato: ancora oggi, dopo 57 anni, una presenza amica per tanti che frequentano il Barbarigo.

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