Durante il tempo di Quaresima siamo stati accompagnati da alcuni brani del Vangelo che ci hanno aiutato a immaginare quale potesse essere l’intensità dello sguardo di Gesù: me lo immagino al Pozzo di Sichem con la donna samaritana, lungo la strada nell’incontro con il cieco nato, o a Betania mentre condivide il dolore di Marta e Maria per la morte del fratello Lazzaro e poi con lui risuscitato.

Quante volte anche noi abbiamo incrociato il suo sguardo, magari solo figurativamente di fronte ad una sua immagine in un dipinto o in un crocifisso ligneo, o sacramentalmente rimanendo davanti al Pane dell’Eucaristia dove Lui è davvero presente… e quanto ci ha cambiato quello sguardo! Spesso quando la nostra giornata sembra naufragare o quando sentiamo che da soli non ce la possiamo fare, ci basta cercare il suo sguardo per recuperare pace, quella pace che solo Dio ti può donare, perché in essa respiri lo spazio della gratuità, l’azione della grazia che ci cambia la vita! È lo sguardo del Crocifisso, è lo sguardo del Risorto!

Dopo la Risurrezione infatti Gesù continua a fissare i suoi occhi sui nostri: nel giardino del sepolcro vuoto, quando accoglie Maddalena disperata perché teme che abbiano rubato il corpo del suo Signore; quando incontra Tommaso, il discepolo costantemente in ricerca; Pietro, a cui per tre volte (il numero dei rinnegamenti) chiede: «Mi ami?»; quando attende i suoi amici sulla spiaggia del lago di Tiberiade e li invita a condividere con Lui il cibo della fraternità; i due discepoli diretti a Emmaus ai quali si accompagna e con i quali si intrattiene perché si aprano gli occhi del loro cuore e in esso trovi ancora casa la speranza.

Lo sguardo di Gesù è lo sguardo del Padre verso questa umanità ferita: consola, sostiene, rincuora, perdona, incoraggia, educa. Sarebbe bello diventasse anche il nostro modo di guardare alla vita, di vedere gli altri… come Dio ti vede… senza giudizi e pregiudizi: Pasqua è anche questo!

Verso dove stiamo andando? È la domanda più frequente che le vicende quotidiane suscitano in noi. Questa domanda interpella anche lo sguardo di Gesù: in esso si riflette il mondo con le ferite inferte alla natura, con i boati delle bombe che seminano morte, con le scelte contraddittorie e scomposte di chi pensa che la felicità sia frutto dell’aumento del profitto. Nel profondo di quegli occhi noi potremmo trovare soluzione non solo ai nostri piccoli problemi ma anche ai drammi di questa nostra terra. In quello sguardo noi avremo l’ardore di attraversare il deserto verso terre sconosciute, di tornare di corsa al cenacolo dopo aver trovato il sepolcro spalancato, di correre da Emmaus verso Gerusalemme dopo aver spezzato insieme il pane e, prostrandoci davanti a lui, con Tommaso gli diremo: “Mio Signore e mio Dio”.

Questo è il mio augurio per la grande e bella famiglia del Barbarigo: che possa essere luogo dove ogni giorno sperimentiamo la bellezza del Giorno di Pasqua e ci lasciamo intercettare dallo sguardo del Signore Risorto!

don Lorenzo Celi