L’editoriale del rettore – Notiziario aprile 2021

Mi ha colpito quanto ha detto domenica 21 marzo il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa: “Stiamo lavorando per una scuola affettuosa, una scuola in cui si torni ad avere affetti per gli altri, in cui si costruiscano i rapporti con gli altri. Dopo anni di individualismo bisogna tornare a una scuola degli affetti, in cui la socialità sia il modo di vivere insieme. Una scuola che permetta ai ragazzi di affrontare la complessità del mondo in cui il rischio di perdersi è alto e non lo si fa da soli ma insieme. La scuola dell’insieme”.

Chissà se si è trattato solo di un auspicio o dell’anticipazione di un programma di governo… in ogni caso, l’espressione fa pensare: che vuol dire scuola affettuosa? Per essere davvero “affettuosa”, per esempio, la scuola dovrebbe occuparsi di tutti i suoi alunni, e soprattutto dei più deboli, rimuovendo le cause principali della loro fragilità: la rigidità dei programmi e degli standard di apprendimento, le ripetenze, la finta uguaglianza, la scarsa attenzione alla dimensione emotiva e al benessere di tutti gli studenti. Certamente la scuola italiana ha bisogno di diventare meno rigida nei suoi schemi ordinatori, più attenta al benessere degli studenti nelle relazioni e nella quotidianità: su questo tutti possiamo (e dobbiamo) lavorare ancora molto. Se “scuola affettuosa” vuol dire questo, ben venga.

D’altra parte, nella concretezza quotidiana, la centralità dell’alunno, i suoi bisogni educativi, l’importanza della socializzazione sono obiettivi presenti nel sistema educativo e perseguiti da molti insegnanti. Ma spesso sembrano non bastare di fronte ad altre rigidità, del sistema o di qualche persona facile a impuntarsi su (cosiddette) ragioni di principio, a “stangare”… 

Mi sono chiesto, poi, inevitabilmente: il Barbarigo è scuola affettuosa, che mostra di voler bene ai propri studenti, (abbastanza) attenta alle loro esigenze? Non potendo né volendo dare risposte ex cathedra, lascio la domanda alla riflessione di tutti, ben sapendo che le ultime settimane dell’anno scolastico sono le meno adatte per avere …risultati lusinghieri: la tensione per “tirare su” le materie pericolanti, il timore di non farcela, la stanchezza, i disagi della prolungata DaD (e di qualche quarantena) possono più facilmente portare a valutare negativamente una situazione, esacerbare l’animo, scoraggiarsi… Prima di dare (o darci) i voti, cerchiamo allora di guardarci attorno per scoprire tutte le opportunità già a disposizione, per valorizzare la disponibilità dei docenti e l’aiuto dei compagni, oltreché di altri che possono darci una mano. 

Insieme si cresce, insieme si propongono obiettivi e si raggiungono traguardi, insieme è più bello, e di solito più facile: ci proviamo anche in queste ultime settimane?

don Cesare Contarini

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