Celebriamo il 25 aprile ricordando Guido Puchetti e Benedetto De Besi: due giovani partigiani che persero la vita per i loro ideali. Ad appena 18 anni.

Guido aveva frequentato le medie al Barbarigo, Benedetto il liceo. Insieme, ancora minorenni, decisero di entrare nella Resistenza nella Brigata “Luigi Pierobon”, formata in prevalenza da patrioti giovanissimi; insieme trovarono la morte il 6 settembre 1944 a Piacenza d’Adige, cadendo assieme ad altri mentre cercavano di sfuggire a un rastrellamento da parte delle truppe nazi-fasciste. Insieme riposano nella cripta dell’Abbazia di Praglia, unici laici a ricevere questo onore.

Attingiamo queste informazioni dal libro di Marco Destro “Così in terra. Guido Puchetti e Benedetto De Besi, due storie partigiane”, in pubblicazione da parte della sezione Terme Euganee dell’Anpi. Secondo il volume dopo la Liberazione le famiglie dei due giovani decisero di non costituirsi parte civile nei processi contro i loro assassini, preferendo perdonarli cristianamente.

Il Barbarigo visse in prima linea le tragiche vicende della seconda guerra mondiale, dando rifugio a diversi partigiani e perseguitati. Qui durante l’occupazione tedesca don Giovanni Nervo – in seguito primo presidente della Caritas italiana – stampavano fogli clandestini nella sua stanza ridotta a tipografia. E a poca distanza dall’Istituto, il 7 gennaio 1945, veniva ucciso Otello Pighin, medaglia d’oro al valore militare e collaboratore di Nervo e di mons. Apolloni.

Proprio al Barbarigo Luigi Gui, poi deputato e ministro, pubblicà clandestinamente l’opuscolo “La politica del buon senso”, e sempre qui incontrò, tra le donne impegnate nella Resistenza, la futura moglie Alessandra Volpi.

Esempi che non perdiamo occasione di rinnovare, non solo una volta all’anno, ai nostri studenti e a noi stessi.