Il 17 dicembre, terza domenica di Avvento (o “della gioia”), l’Istituto Barbarigo organizza un pranzo per i poveri della città, in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio e con il circuito delle mense domenicali della Caritas. L’appuntamento, nato nel 2014 per iniziativa degli studenti della scuola paritaria della Diocesi di Padova, giunge alla quarta edizione, mentre sono una sessantina gli studenti coinvolti e un centinaio gli ospiti previsti. Oggi il pranzo di Natale al Barbarigo, atteso e messo in calendario fin dall’inizio dell’anno scolastico, è una ‘tradizione’ nella quale vengono coinvolte anche famiglie, ex allievi e amici della scuola.

Il fine è certamente umanitario ma anche educativo: «Un’occasione che vuole essere soprattutto un segno, ancorché limitato: ragazzi hanno bisogno di esperienze concrete anche per capire cosa significa il dialogo con persone che vengono da culture ed esperienze di vita diverse – spiega don Lorenzo Celi, animatore spirituale del Barbarigo e direttore dell’ufficio diocesano di pastorale della scuola –. In questo la tavola rappresenta il luogo di incontro per eccellenza». Per la scuola diocesana non si tratta di un evento isolato: l’Istituto collabora anche con le altre realtà diocesane come l’Opera della Provvidenza di Sant’Antonio, la Caritas, il Cuamm e il Centro missionario: per la prossima quaresima ad esempio è in programma una raccolta viveri per le Cucine popolari e le mense parrocchiali.

La visita del Vescovo Claudio per il Pranzo di Natale nel 2015

«Anche gli ospiti di anno in anno ci chiedono quando ci sarà il pranzo al Barbarigo – aggiunge Elisa Rizzato, da 26 anni volontaria della Comunità di Sant’Egidio –. Sono commossi in maniera particolare perché possono stare a contatto con i giovani: molti di loro hanno figli della stessa età e questo li tocca molto. La cosa importante non è il cibo ma stabilire una relazione». Per questo sono gli stessi ragazzi ad andare con la Comunità nelle strade e in stazione, qualche giorno prima, per portare un invito personale. «Vedere i ragazzi vicino ai poveri che vivono in strada, assieme a Sant’Egidio e a Caritas, può essere l’immagine di una società ricucita, di quello che può essere la nostra città – conclude Rizzato –. Che è fatta di poveri e di benestanti, bianchi e neri, persone di religioni differenti: tanti mondi diversi che possono incontrarsi intorno a una tavola, in pace e armonia»